Il Family Focused Treatment
In una rassegna dedicata agli interventi psicosociali associabili al trattamento farmacologico in pazienti bipolari, il Family Focused Treatment è indicato tra quelli più utilizzati e sottoposti a verifica rispetto all’efficacia (Miklowitz, 2006). Il Family Focused Treatment (FFT) Approach è una proposta teorica di interpretazione dei disturbi bipolari e ne prevede uno specifico trattamento focalizzato sulla famiglia. Nello sviluppare questo tipo di intervento, Goldstein e Miklowitz furono molto influenzati dal lavoro di Falloon et al. (1985) sul Behavioral Family Management, orientato all’acquisizione di competenze per il trattamento familiare nei casi di schizofrenia. Goldstein e Miklowitz pensarono di adattare l’approccio di Falloon ai problemi familiari specifici associati al disturbo bipolare, con l’obiettivo di modificare i fattori di rischio che possono predire un esito poco favorevole del disturbo. Alla base di questa forma di intervento vi è dunque l’ipotesi che il disturbo bipolare possa rappresentare un evento molto stressante, non solo per il paziente, ma anche per la sua famiglia, andando ad alterarne significativamente il suo equilibrio. Da qui, la necessità di intervenire con una forma di psicoterapia che ponga la famiglia al centro dell’attenzione. Il Family Focused Treatment è un programma di intervento basato sul modello teorico di vulnerabilità allo stress e di instabilità (Miklowitz & Goldstein, 1997) (Figura 1).
Secondo tale modello,i disturbi bipolari e, più in generale, i disturbi dell’umore sarebbero causati sia da fattori genetici e
biologici sia da fattori psicologici e sociali. In pratica, una predisposizione biologica e genetica renderebbe questi soggetti più vulnerabili agli stress di vita in generale e agli stress familiari in particolare, producendo una disregolazione dei ritmi sociali responsabile della manifestazione clinica del disturbo.
Diversi studi si sono concentrati sull’individuazione dei fattori che rendono l’ambiente familiare disfunzionale e che possono contribuire all’insorgenza dei sintomi.
L’obiettivo è stato di intervenire su questi fattori per ridurre il rischio di malattia. Tra quelli predittivi del disturbo, che sono stati individuati nel corso del tempo, spicca il livello di emotività espressa all’interno della famiglia.Per emotività espressa si intende una serie di atteggiamenti familiari, come la tendenza alle critiche, l’ostilità e l’ipercoinvolgimento emotivo dei genitori o del coniuge, che, se presenti ad alti livelli, possono concorrere allo sviluppo di disturbi affettivi, nello specifi co di disturbi bipolari. È stato dimostrato che il ritorno di un paziente, dopo un periodo di ricovero, presso la sua famiglia caratterizzata da alti livelli di emotività espressa aumenta notevolmente per lui la possibilità di sviluppare un nuovo episodio e di aver necessità di un nuovo ricovero (Kavanagh, 1992; Butzlaff & Hooley 1998; Goldstein et al., 2002).Altri fattori predittivi possono essere rintracciati nell’analisi delle interazioni che caratterizzano i membri della famiglia, in particolare nello stile affettivo (AS) – la qualità emotiva della comunicazione verbale dei membri della famiglia verso il membro malato – e nellostile di coping (CS) – la qualità emotiva della comunicazione verbale del paziente verso i suoi familiari (Miklowitz et al., 1988). Come per ogni altra forma di trattamento, anche il FFT non può essere utilizzato come monoterapia, ma è necessario che venga associato alla terapia farmacologica. Suo obiettivo fondamentale è, infatti, di aiutare il paziente ad accettare la dipendenza dai farmaci e migliorarne la compliance alla loro assunzione. Altri obiettivi perseguiti dal FFT sono: (1) aiutare il paziente e i suoi familiari a integrare le esperienze associate agli episodi del disturbo; (2) aiutare ad accettare la vulnerabilità del paziente a episodi futuri e quindi il fatto che i disturbi bipolari non si esauriscono nel singolo episodio, ma tendono a cronicizzarsi; (3) aiutare a distinguere gli aspetti della personalità del paziente da quelli legati al disturbo; (4) insegnare a far fronte agli eventi stressanti che possono aumentare la possibilità di sviluppo di nuovi episodi; (5) aiutare la famiglia a ristabilire delle relazioni funzionali dopo gli episodi, soprattutto attraverso l’insegnamento di strategie che favoriscano una comunicazione sincera e l’ascolto attivo dell’altro.
Il Family Focused Treatment si divide in quattro fasi principali, precedute da una fase di valutazione iniziale e seguite da una fase di conclusione del trattamento, per un totale di 21 sedute svolte nell’arco di nove mesi. Le fasi vere e proprie sono:
1. Fase di informazione (modulo psicoeducativo)
2. Fase di training per migliorare le strategie comunicative
3. Fase di training per potenziare le abilità di problem solving
4. Fase di intervento sulla crisi
Il terapeuta durante l’esecuzione del programma si avvale di materiale cartaceo, contenente gli obiettivi e i vari step spiegati nel dettaglio, al fine di dare maggiore credibilità al programma e facilitare la focalizzazione dell’attenzione dei partecipanti. Inoltre, per consolidare le abilità acquisite in seduta, vengono assegnati compiti a casa che consentono di esercitarsi su quanto appreso.
Il FFT può essere applicato a tutti i tipi di paziente,sia a quelli ricoverati in strutture ospedaliere sia a quelli che rimangono a casa propria e comunque necessitano di cure specifi che. Gli incontri possono quindi essere fatti tanto presso l’abitazione privata del paziente, quanto presso una struttura clinica. Solitamente, si interviene in seguito a un episodio acuto.
Non vi sono limiti di età per intervenire con questa forma di trattamento, né limiti dettati dalla struttura familiare. Di recente, infatti, è stata nuovamente dimostrata l’efficacia di questo intervento sia nei pazienti adulti sia nei pazienti a esordio precoce, adolescenti e pre-adolescenti (Morris et al., 2007). Il terapeuta che conduce l’intervento deve avere almeno due anni di esperienza nella conduzione di terapie di questo tipo.
Spesso la co-conduzione da parte di due terapeuti può essere molto utile. Inoltre, a differenza delle psicoterapie classiche, il terapeuta riveste un ruolo attivo e di guida, accompagnando il paziente e i suoi familiari lungo l’esecuzione del programma.
Infine, poiché il FFT è un tipo di intervento che si svolge parallelamente al trattamento farmacologico, è molto importante che tra terapeuta e medico vi sia un rapporto basato su un frequente scambio di informazioni.
Conclusioni
Un punto di forza del FFT è il riferimento al costrutto dell’emotività espressa. Dai numerosi studi condotti sulla schizofrenia, sappiamo quanto la sua presenza e il suo variare di livello siano di fondamentale importanza per un buon decorso nella fase di rientro nel contesto familiare e sociale del paziente: un fenomeno che ha luogo anche nel caso dei pazienti bipolari e che conferma l’utilità di un modello interpretativo multifattoriale della psicopatologia (biopsicosociale). In aggiunta, Miklowitz e Goldstein hanno saputo introdurre e integrare a quello dell’emotività espressa il costrutto dell’instabilità affettiva. Anche in riferimento a tale costrutto, come nel caso dell’emotività espressa,esistono significativi studi empirici: ci riferiamo alle ricerche condotte da Ehlers e dalla Frank, pubblicate a partire dalla fine degli anni ’80.
Elementi di criticità sono invece costituiti, a nostro modo di vedere, da alcuni limiti delle applicazioni del FFT finora sperimentate. In particolare, al di là di una certa esiguità di studi randomizzati controllati omogenei per patologia (pazienti adulti affetti da disturbo bipolare e loro familiari), potrebbe risultare utile un confronto con gruppi di controllo più ampi e soprattutto sottoposti a trattamenti diversi (non solo CM). Sembra questa la direzione presa dallo STEP-BD(Systematic Treatment Enhancement Program for Bipolar Disorder), un ampio programma con disegni di ricerca che prevedono trial randomizzati controllati su pazienti con diagnosi di disturbo bipolare e sottoposti al solo trattamento farmacologico (gruppo di controllo) o a trattamenti di tipo psicosociale (gruppo sperimentale). Tra questi trattamenti, oltre al FFT, troviamo la Interpersonal and Social Rhythm Therapy e la terapia cognitivo-comportamentale (Miklowitz et al., 2007a; Miklowitz at al., 2007b). I primi risultati suggeriscono che i trattamenti psicosociali migliorano il funzionamento nelle relazioni interpersonali, il grado di benessere e il processo di stabilizzazione dell’umore nei pazienti. Indubbio merito del FFT rimane quello di aver gettato le basi per un trattamento integrato del disturbo bipolare, dimostrandosi in questo sensibile alle indicazioni di organismi internazionali per la programmazione di trattamenti sanitari (National Institute for Health and Clinical Excellence, 2006).
Tratto da:
Osmano Oasi, Sara Sainaghi-Dip. di Psicologia, Università Cattolica di Milano, Italia- Psichiatria di Comunità Vol VII -N°2-Giugno2008 pp 98-104