Mandala

Ogni individuo, è una struttura energetica, un universo complesso, in cui non è possibile separare in maniera netta la mente dal corpo.
Una carezza sul volto è un evento fisico, recepito dalla nostra pelle, dalle nostre terminazione nervose, ed è allo stesso tempo un accadimento psichico, in quanto genera un piacere, una sensazione di accudimento e di calore affettivo.
È quindi un avvenimento psico-somatico. Così come un dispiacere, un dolore, una perdita, una sconfitta, non sono solo sensazioni della nostra mente, ma anche eventi del nostro fisico, che si traducono in particolari stati biochimici del corpo, ed innescano ormai note reazioni a livello immunitario e ormonale.
Ogni evento della nostra vita può essere quindi interpretato come accadimento psicosomatico, in quanto ha sempre un aspetto corporeo ed uno psicologico.La nostra unità è inscindibile, il prezzo della separazione è una frammentazione foriera di disagi esistenziali.
Nell'ambito delle Discipline Bio-Naturali e del Benessere si promuove lo stato di benessere e salute per il miglioramento della qualità della vita della persona. Gli  interventi non si prefiggono la cura di specifiche patologie, non sono riconducibili alle prestazioni a carattere sanitario, ma mirano al benessere globale dell’individuo e tendono a stimolare LE RISORSE VITALI personali, attraverso  metodi ed elementi naturali la cui efficacia sia stata verificata nei contesti geografici e culturali di appartenenza.
Il Mandala, “Cerchio Magico”, è una rappresentazione simbolica che allude alla Struttura Complessa e Circolare della Vita, all’Eterno Divenire,all’Infinito e alla Struttura stessa del nostro Inconscio.
I disegni presenti nelle sue raffigurazioni sono potenti simboli di trasformazione.

La vita è un continuo trasfigurarsi alchemico e laddove il mutamento cessa può trovar spazio la malattia, il disagio, l’inquietudine, la sofferenza.La presenza dei mandala è rintracciabile in ambito indo-buddhistico nel Tibet lamaistico, nell’induismo tantrico, nel buddhismo Vajrayana tibetano,negli Indiani Navaho, negli indiani del Sud-Ovest (America).
Nelle filosofie orientali il “mandala” viene utilizzato come mezzo per la meditazione e tramite la sua costruzione o inserimento, l’uomo libera lo spirito, purifica l'anima, entra in comunione con tutte le forze positive presenti nel cosmo.
Sono chiamati mandala non solo le figure circolari ma anche le forme concentriche tipo: quadrati, triangoli, eccetera, purché rimangano presenti le caratteristiche principali: ovvero un centro dal quale l’energia viene emanata e una proiezione nello spazio-tempo.
La psicologia analitica junghiana considera il mandala una forma archetipica dell’inconscio, presente quindi sotto forme diverse (come, per esempio, le piante centrali di numerosi villaggi primitivi o i rosoni gotici) in tutte le culture e nella psiche individuale, dove rappresenta l’immagine simbolica e onirica del raggiunto equilibrio con il Sé, di una globalità interiore armonica ed equilibrata.
Jung stesso, dopo un lungo periodo di depressione e di ricerca interiore, ebbe l'impressione di essere uscito da questa lunga notte in seguito alla comparsa, nei suoi sogni, del mandala (in una forma più o meno simile alle figure che si trovano rappresentate in India o in Tibet e usate, non a caso, per secoli dagli asceti e dai mistici per facilitare la contemplazione
).



Il mandala personale

Nel mandala personale il centro è l’uomo stesso che si deve purificare, trasformando le forze negative che porta dentro. Nel mandala vengono espulse tutte le energie negative attraverso la meditazione, la presa di coscienza e la conoscenza del proprio Sé che avviene durante il processo di costruzione del mandala stesso. Mentre costruisce il mandala, dall’esterno verso l’interno, l’uomo si concentra, si individualizza, esegue quella ricerca interiore indispensabile perchè si verifichi la catarsi, la purificazione. Cambiamento radicale che lo porterà alla trasformazione totale, tanto da considerare il vissuto quale trapasso da uno stato antico e inadatto ad uno nuovo e attuale. Una morte simbolica seguita da una nascita ad un livello superiore.

La pratica del mandala

La pratica del mandala persegue tre scopi: centrare, guarire, crescere.
Centrare significa cogliere l'essenziale, valutare lo scopo prioritario dei valori della vita.
Per guarire, si intende l’espellere i turbamenti, le forze perturbatrici, la malattia.
Per crescere si intende il proiettarsi verso una nuova dimensione, verso la meta della catarsi.Il paziente deve disegnare e colorare, secondo la sua immaginazione, una figura circolare. L’unica informazione che deve essere data al paziente è che lo spazio interno del cerchio rappresenta il suo “Io” e che deve essere colorato partendo dal centro. Da questo disegno si possono trarre interessanti conclusioni osservando la forma del cerchio: se tracciato in modo nitido o tremolante, e analizzandocolori usati per tinteggiare l’interno.
La stessa costruzione e colorazione del cerchio hanno anche un fine terapeutico, tanto da creare una liberazione nel soggetto. In questo caso però il paziente deve sapere a priori che il simbolo porterà ad una graduale organizzazione e presa di coscienza del suo “Io”. Nel cerchio l’uomo ritrova quelle forze che ha smarrito o che non ricorda di possedere. La forma circolare è il simbolo dal quale tutto è nato. Tramite il cerchio l’uomo può ricercare se stesso, protetto nello stesso tempo da ogni attacco esterno. Al riparo, nella tranquillità, riesce a scorgere il punto centrale, la fonte dalla quale scaturiscono tutte le energie e comprende il significato del proprio valore umano e nello stesso tempo divino.


Gli sciamani e il mandala

Nei tempi passati gli sciamani curavano utilizzando proprio il mandala. Lo sciamano tracciava un cerchio nella sabbia e poi, con l’aiuto di alcuni assistenti tracciava simboli e figure utilizzando argille di diverso colore. In certi casi l’operazione durava anche qualche giorno. Il momento più importante della cerimonia si aveva quando si faceva sedere il malato nel centro del cerchio. Lo sciamano prelevava un pugno di sabbia dal cerchio e lo strofinava sul capo del paziente, specialmente nella zona interessata dal male, accompagnando il rituale con canzoni e formule magiche, per attirare l’attenzione degli spiriti benigni. Al termine del rito il paziente distruggeva il mandala con il suo corpo; il male veniva allontanato e in molti casi la malattia era immediatamente debellata.

 

Fonte

 "Enciclopedia delle Discipline Bio-naturali"

http://www.aemetra-valeriosanfo.it/Mandala%20(pratica%20del).html#Mandala-Indice

4 Maggio 2010