Maternità-Paternità
Avere un Figlio
Nel nostro immaginario, la gravidanza è associata ad un momento di gioia e di entusiasmo, durante il quale i futuri genitori, euforici, godono del piacere dell'attesa. Eppure non è sempre così.
Per ogni coppia
Il percorso che porta una donna a diventare madre prevede profondi cambiamenti che riguardano non solo la sua sfera emotiva, ma anche la sua vita relazionale e sociale. Il parto, in questa prospettiva, viene considerato come tappa di molto valore all'interno di un percorso che inizia con la gravidanza e continua nei primi anni di vita del bambino. Spesso per una madre è difficile riconoscere, dar voce ed accettare pensieri e sentimenti che di solito sono ambivalenti sia nei confronti di sé che del proprio bambino. Il vissuto della neo madre si connota di frequente per forti ansie e grandi preoccupazioni, può succedere che senta uno scarso coinvolgimento verso il proprio bambino e paure specifiche come il timore di fargli male, di stare sola con lui, di non riuscire a essere una buona madre, vissuti che possono caratterizzare e connotarne il comportamento. Anche per il padre il cambiamento avvenuto nella vita in seguito alla presenza di un bambino può essere vissuto come la perdita della libertà e del tempo a propria disposizione.
Per il padre, l'arrivo di un bambino può far affiorare conflitti e problemi irrisolti legati al passato, alla relazione con la famiglia di origine o al ruolo di genitore. E' solo potendone parlare, potendo far emergere le proprie preoccupazioni che si può far innescare il processo creativo di avere un figlio.
Per quanto concerne la coppia c'è la perdita dell'intimità della loro relazione, i ritmi cambiano, così come cambiano le abitudini di sonno, sessuali, delle uscite, della gestione della casa, dello stile di vita, degli amici. Si modificano i ruoli e si determinano cambiamenti, possibili conflitti e risentimenti. Inoltre le aspettative e i valori per la crescita di un bambino possono essere molto diversi all'interno della coppia e questo genera ulteriori difficoltà.
Per una coppia in cui uno dei genitori è bipolare
Sappiamo che i disturbi dell'umore possono avere un decorso per episodi e la diagnosi tardiva o il non adeguato riconoscimento peggiora la prognosi.
I frequenti episodi di malattia bipolare, spesso favoriti da un trattamento inadeguato, conducono ad una produttività irregolare, a crolli finanziari, all'interruzione di carriere ed a ripetuti fallimenti coniugali.
E' noto che tutti i tipi di disturbi affettivi cronici o ricorrenti possono avvelenare la vita familiare e privare i bambini dell'adeguato appoggio da parte dei genitori.
Questo diventa un pensiero ricorrente quando una coppia sta pensando di avere un figlio. Più di altre coppie si chiede:
"Saremo all'altezza?"
"Riusciremo a dargli stabilità ed affetto costante?"
Per la donna
Per una donna gravida con depressione, le scelte rispetto al trattamento diventano ancora più difficili, a causa dei rischi associati sia al non curarsi, sia all’uso di antidepressivi che possono avere effetti dannosi sul bambino. Un nuovo report* dell’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) e dell’American Psychiatric Association (APA)offre dei suggerimenti per aiutare i medici e i loro pazienti a comprendere e ad affrontare i rischi e i benefici delle diverse opzioni di trattamento. La depressione è comune durante la gravidanza: tra il 14 e il 23% delle donne gravide ne sperimenta i sintomi e circa il 13% assume antidepressivi almeno una volta mentre è incinta. Spesso, inoltre, la depressione nelle donne gravide non viene trattata per il timore di danneggiare il feto. Tuttavia, per il neonato, l’assenza di trattamento è dannosa quanto l’uso di farmaci: i neonati nati da donne con depressione sono più agitati e irritabili, manifestano carenze nelle attività e nell’attenzione e un minor numero di espressioni facciali rispetto ai figli di donne sane. I sintomi depressivi nelle madri sono inoltre associati con cambiamenti nella crescita fetale e nascita prematura. Sull’altro versante, diversi studi sull’utilizzo di antidepressivi in gravidanza hanno rilevato la possibilità di malformazioni fetali, difetti cardiaci, ipertensione polmonare e peso ridotto alla nascita.
Le donne depresse tendono maggiormente ad avere una scarsa cura prenatale e di conseguenza, complicazioni nella gravidanza, come ad esempio una maggiore tendenza alla nausea e al vomito, alla gestosi e all’uso di droghe, alcol e nicotina.
Lo studio sottolinea l’importanza della collaborazione tra ginecologo e psicoterapeuta durante la gravidanza rispetto ad alcuni scenari comuni, quali: - Le donne che hanno intenzione di avere un bambino.
Per le donne in farmacoterapia con sintomi lievi per 6 mesi o più, può essere opportuno programmare uno scalaggio progressivo (piuttosto che un taglio netto) dei farmaci, prima di provare ad avere un bambino. La riduzione dei farmaci può non essere appropriata per donne con una storia di depressione severa o ricorrente, per coloro che soffrono di psicosi, disturbo bipolare, tentativi di sucidio o altre patologie che richiedono necessariamente una farmacoterapia.
- Le donne in gravidanza che assumono psicofarmaci.
La decisione sulla prosecuzione del trattamento farmacologico in gravidanza va concordata tra medico e psichiatra, informando la paziente sui possibili rischi e benefici. In alcuni casi, si può ricorrere alla psicoterapia per sostituire o potenziare il trattamento farmacologico durante la gravidanza. Nei casi di depressione grave, tuttavia, la paziente non può sospendere i farmaci.
In ogni caso, una donna gravida con sintomi depressivi, disturbi psicotici o idee suicidarie deve immediatamente contattare uno psichiatra, che la indirizzerà rispetto ai trattamenti più efficaci e meno rischiosi per il bambino.
Per L'Uomo
Secondo recenti studi, è stato dimostrato chiaramente il ruolo vitale che i papà possono svolgere negli anni formativi della vita dei bambini. L’essere padre comporta una serie di responsabilità diverse da quelle del marito e richiede degli impegni ulteriori. Questo cambiamento ha degli effetti sulle priorità, le scelte e il comportamento nella vita quotidiana. È un processo che richiede del tempo. Essere padre è un ruolo che gli uomini maturano crescendo. La transizione verso la paternità è un momento di grande svolta nella vita di un uomo; se l’uomo è disposto ad entrare in questo rapporto con i figli, diventa uno dei cambiamenti più grandi nella sua vita e nel suo sviluppo come persona. L’amore di un padre per il figlio spesso si vede nel sacrificio che il primo fa per il secondo. Tuttavia definire l’amore paterno non è facile. Una maniera sarebbe quella di fare riferimento al modo in cui un padre è presente nella vita del figlio, aiutandolo nelle sue necessità materiali, emotive, sociali e spirituali.
Mentre i problemi psicologici delle neomamme sono da tempo conosciuti le difficoltà e i disturbi che accompagnano la paternità hanno ricevuto, da sempre, meno attenzione. Ma la nascita, soprattutto, del primo figlio può portare disturbi oggettivamente rilevabili. L'uomo, non portando nulla nel ventre,porta il figlio nella testa e questo può provocare sentimenti "vari".
E' recente uno studio (gennaio 2009) in cui si attesta che diventare genitori in età matura é un rischio per la salute dei nascituri non solo per "colpa" delle madri, ma anche dei padri, cui sarebbe legato il rischio di disturbo bipolare. Le più recenti ricerche danno una scossa alle fantasie maschili di onnipotenza: secondo uno studio svedese basato su dati dei registri nazionali la paternità in età avanzata aumenta i rischi del disturbo bipolare (psicosi maniaco-depressiva) nella prole. Se la fertilità di un uomo è sicuramente più duratura di quella femminile, che invece declina in maniera significativa dopo i 35 anni d'età e finisce con la menopausa, questo non significa che il sesso forte non debba fare i conti con l'età quando decide di avere un figlio. La conferma viene da uno studio parallelo condotto da Mark Weiser e dal suo gruppo di ricercatori della Tel Aviv University. I dati relativi a 450mila adolescenti di età compresa tra i quindici e i diciassette anni, sottoposti a test comportamentali sul loro livello di socialità, di capacità di rapportarsi agli altri, nonché di intelligenza scolastica e quella emotiva, hanno evidenziato che i soggetti con personalità borderline avevano padri di almeno quarant'anni più grandi, in alcuni casi i padri avevano avuto i figli dopo i cinquanta.
Essendo il disturbo bipolare di possibile origine genetica, c'è un rischio dell'8% che il figlio soffra a sua volta di D.B. (anche se a soffrirne è solo il padre) o di un altro disturbo del tono dell'umore...Di questo un bipolare ne è a conoscenza!
Sapere che c'è la possiblitità di trasmettere la predisposizione... senza volerlo condiziona parecchio la vita.
"Se quello che i mortali desiderano, potesse avverarsi, per prima cosa vorrei il ritorno del padre": è Telemaco, il figlio di Ulisse a parlare così, nell'Odissea.
Egli è una delle prime figure che nelle grandi narrazioni dell'umanità testimonia dell'angoscia del figlio senza padre.
La figura del padre è, infatti, costitutiva della creazione, della vita, e del suo sviluppo. Senza una significativa presenza paterna l'organismo vitale tende ad indebolirsi, ed a perdere interesse alla stessa esistenza. Tutto l'umano assume una forma definita, ed acquista il suo dinamismo, nel segno del padre, che lo genera, così come acquista tranquillità e sicurezza affettiva nell'esperienza della madre positiva, che lo accoglie.
Molto toccante la riflessione di Marco Zeviani in un post " Io non posso amare"del suo blog.
Tania, madre Bipolare
Piccoli passi di "vitabipolare"...
Sono impegnata da mesi alla "costruzione" di un documentario che racconti in modo estremamente sincero (negli ultimi anni ho filmato "tanta vita", dentro & fuori dagli ospedali) gli ups&downs della depressione maniacale... ma non potevo immaginare un "finale" più bello ed emozionante di questo... spero di concludere il mio lavoro a marzo con i filmati del parto del mio piccolo Rocco... Sono arrivata già alla 21 settimana di gravidanza, e tutto procede a meraviglia... Ricordo ancora quando il mio medico mi diceva che l'amore è la cura più potente... essermi innamorata conferma pienamente la sua opinione... Ma l'amore che provo per il nostro piccoletto sta facendo davvero miracoli... Fino a marzo 2006 la mia dose quotidiana di litio oscillava tra i 900 e i 750mg a seconda del "periodo"... poi su consiglio del medico ho cominciato a diminuire... prima 600... poi 450... poi 300... per permettere al mio corpo di essere un pochino più "pulito" nell'affrontare la ricerca di Rocco. Tutti erano un po’ preoccupati all'idea che io potessi rimanere "scoperta". Ma questa volta il motivo del mio "rifiuto del litio" era valido e documentato: non volevo "dimagrire", non erano capricci legati alla sensazione di dover "dipendere" dai medicinali (io al litio "voglio bene"!!!). Con i medici abbiamo fatto un patto serissimo: mi sarei presa una cura "maniacale" di me! A letto presto, almeno 10 ore di sonno a notte, niente caffè, niente eccitanti, niente lavoro "stressante"... E ora mi ritrovo a sei mesi dalla sospensione del litio felice e serena come non lo sono mai stata in vita mia! Il piccoletto cresce bene (è già lungo 25cm x 400gr di peso!) e io continuo a prendermi cura di me... piscina, passeggiate, cibo sano e tanto amore! Quando Rocco nascerà valuteremo insieme cosa fare... se tutto andrà bene,e non avrò forti "babyblues" o peggio una depressione post partum (per favore, noooooooo!), aspetterò ancora un po’ prima di riprendere il litio in modo da poter allattare naturalmente il mio piccolino. Dopodiché ricomincerò senza problemi a prendere le mie pilloline blu, che mi hanno permesso di arrivare fino a qui... Vorrei tanto che la mia testimonianza servisse a quelle ragazze, tante purtroppo, che pensano ancora che una vita "bipolare" non possa essere vissuta pienamente... Negli anni ho imparato a conoscermi, e il ciclico alternarsi di depressione ed euforia non condiziona più i miei progetti... Sono fortunata, me lo ripeto spesso, la mia famiglia e i miei dottori mi sono stati incredibilmente vicini... ma sono convinta che tutte le mie "colleghe" possano avere una vita bella e promettente come la mia.
Un abbraccio, T.
(Tratto da Areteus news Dic. 2006....adesso Rocco ha 3 anni ed è uno splendido bambino)
* “The Management of Depression During Pregnancy: A Report from the American Psychiatric Association and The American College of Obstetricians and Gynecologists” da pubblicare in Obstetrics & Gynecology (September 2009) and General Hospital Psychiatry (September/October 2009).
25 Ottobre 2009