La Psicoterapia
Nell’ultima decade, si sono fatti grandi progressi nello sviluppare psicoterapie efficaci per il disturbo bipolare.
La psicoterapia è usata sempre in combinazione col trattamento farmacologico, ma può essere a volte un' utile alternativa per coloro che non tollerano i farmaci perché affetti da cardiopatie gravi o da gravi epatopatie, da obesità, da insufficienza renale grave, o sono in gravidanza. Può essere molto utile nel caso di disturbo bipolare associato con altri disturbi, come ansia,disturbi del comportamento alimentare o tossicodipendenza.
Può essere svolta nelle fasi eutimiche, durante i periodi di mantenimento, ma anche durante un episodio depressivo, mentre non è indicata durante un episodio di mania.
Questo perché in fase maniacale si ha difficoltà ad ascoltare un terapista. La psicoterapia può aiutare una persona a gestire meglio i propri problemi,a venire a patti con cambiamenti della propria immagine e dei propri obiettivi e a capire gli effetti della malattia sulle proprie relazioni significative.
Può inoltre aiutare a prevenire futuri episodi sia maniacali che depressivi riducendo le cause stressanti di essi e aiutando ad aderire alle terapie farmacologiche.
In aggiunta alla terapia farmacologica, la psicoterapia può essere molto di aiuto a chi soffre di Disturbo
Bipolare. E’ bene precisare che la psicoterapia non può sostituire i farmaci e non è efficace da sola nella prevenzione delle ricadute e nel trattamento del disturbo. Molti studi, tuttavia, hanno
indicato che gli interventi psicologici possono migliorare la stabilità dell’umore, ridurre le ospedalizzazioni e migliorare il funzionamento.
La psicoterapia è un percorso, un viaggio dell’anima, che può benissimo essere intrapreso da persone che stanno già bene con lo scopo di imparare a stare ancora
meglio. E’ una “messa a punto” del sistema mente-corpo, per migliorare la qualità di qualche aspetto della vita quotidiana.
Il concetto odierno di psicoterapia nasce dalla confluenza dei contributi di tre indirizzi distinti: psichiatria, psicologia
accademica, psicoanalisi
Esistono molte “scuole” di psicoterapia.Ognuna di queste analizza e tratta lo
stesso problema con procedimenti diversi. Ma anche all’interno della stessa “scuola di riferimento”, terapeuti diversi imposteranno il percorso in modi diversi.
Quello che è comune a tutti questi approcci è che il rapporto umano e di
fiducia fra terapeuta e cliente è fondamentale. E che, in fin dei conti, è il cliente a guidare la terapia, nel senso che il terapeuta, che guida il cliente attraverso i processi che
costituiscono i passi del percorso, tara il proprio intervento sulla realtà del cliente in quel momento. Il terapeuta non fa null’altro che guidare il cliente attraverso un percorso, delle
“procedure”, se così si può dire. Chi fa il percorso è sempre il cliente.
Inoltre, la tendenza è quella di trovare soluzioni, più che spiegazioni.
Un discorso a parte va fatto per la psicoanalisi,
che tanto spesso viene identificata con “la psicoterapia”: di fatto è una psicoterapia, di scuola psicodinamica, ma i presupposti su cui si basa e le modalità operative ne fanno qualcosa di distinto dalle altre psicoterapie.
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La Psicoterapia è un ambito della ricerca che ingloba molteplici metodologie studiate per la cura di problemi
Psicoterapia: cos'è e a cosa serve?
Sulla psicoterapia si è scritto e detto di tutto. La definizione stessa di “psicoterapia” è cambiata nel corso degli anni, e la parola ha oggi un significato molto diverso da quello che le era
stato attribuito in origine. E, forse, è più vicino alla sua etimologia di base oggi che in passato.
“Psico-terapia”, infatti, viene dal greco “psichè” (anima, soffio vitale) -iconograficamente, farfalla, in quanto molte decorazioni dei vasi greci raffigurano l'anima come esalata nell’istante della morte con l'immagine di una farfalla -e “therapeia” (cura): in senso esteso
“fare psicoterapia” significa quindi “prendersi cura dell’anima”.
Eppure, per moltissime persone, e sfortunatamente anche per vari psicoterapeuti e le loro scuole, parlare di “psicoterapia” significa parlare della “cura di una malattia della mente”. Come
risultato, si pensa alla psicoterapia come ad un procedimento lungo, magari noioso, in cui il cliente è il “malato” e il terapeuta “lo cura”; qualcosa destinato fondamentalmente a chi sta male, a
chi ha “qualcosa che non va”.
Niente di tutto questo, o almeno certamente non solo questo!
Davide
Baroni(Psicologo)http://www.riflessioni.it/enciclopedia/psicoterapia.htm
Chi è il Terapeuta
Può essere utile conoscere le differenze tra Psicologo, Psicoterapeuta e Dottore in Tecniche Psicologiche.
CHI E' LO PSICOLOGO
Per
diventare Psicologo in Italia è necessario laurearsi in Psicologia (Laurea Specialistica 3+2), sostenere un Esame di Stato a seguito di un tirocinio post-lauream di un anno e iscriversi all'Albo
professionale di una regione o Provincia italiana. Senza l'iscrizione all'Albo non si è Psicologi, ma soltanto dottori in Psicologia.
CHI E' LO PSICOTERAPEUTA
Lo Psicologo abilitato all'esercizio della Psicoterapia è in possesso di una specifica Specializzazione in Psicoterapia, formazione post-universitaria di quattro
anni.
L'esercizio dell'attività psicoterapeutica è subordinato ad una specifica formazione professionale, da acquisirsi, dopo il conseguimento della laurea in psicologia o in medicina e chirurgia,
mediante corsi di specializzazione almeno quadriennali che prevedano adeguata formazione e addestramento in psicoterapia.
Agli psicoterapeuti non medici è vietato ogni intervento di competenza esclusiva della professione medica.
CHI E' IL DOTTORE IN TECNICHE PSICOLOGICHE
Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro o Dottore in tecniche
psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità - con laurea in Scienze e tecniche psicologiche (3 anni).
Psicoterapia e disturbo bipolare
La psicoterapia viene consigliata spesso come terapia aggiuntiva a quella farmacologica in pazienti affetti da disturbo bipolare, tuttavia è ancora poco chiaro quale sia il tipo d’intervento psicologico più efficace in funzione della fase nella quale il paziente bipolare di volta in volta può trovarsi (depressione, eccitazione, stabilità del tono affettivo).
Al fine di chiarire tale problematica Miklovitz (2008) ha effettuato una revisione della letteratura passando in rassegna alcuni studi incentrati sull’impiego della psicoterapia quale terapia aggiuntiva a quella farmacologica in pazienti affetti da malattia maniaco-depressiva; più in particolare, sono stati presi in considerazione 18 studi basati sull’impiego della “psicoeducazione”, della “terapia familiare” e di quelle “interpersonale” e “cognitivo-comportamentale”. Le misure adottate per valutare il decorso comprendevano variabili quali il momento della guarigione, la ricorrenza, la durata degli episodi, la gravità dei sintomi ed il funzionamento psicosociale del paziente.
Dalla tale rassegna è emerso che le terapie “familiare” ed “interpersonale” appaiono maggiormente efficaci nel prevenire le ricorrenze di malattia qualora iniziate subito dopo un episodio acuto; al contrario, la terapia “cognitivo-comportamentale” e la “psicoeducazione” appaiono essere più efficaci quando incominciate durante il periodo di remissione della sintomatologia (stabilità dell’umore).
I trattamenti psicoterapici che si focalizzano prevalentemente sull’aderenza al trattamento farmacologico e sul riconoscimento precoce della comparsa di nuovi episodi di malattia sono apparsi più efficaci nel prevenire le fasi espansive del disturbo bipolare invece, i trattamenti basati su strategie cognitive ed interpersonali, hanno mostrato una maggiore efficacia nel prevenire la comparsa di manifestazioni di polarità depressiva
Tratto da: Adjunctive Psychotherapy for Bipolar Disorder: State of the Evidence. Miklowitz DJ, American Journal of Psychiatry Settembre 2008.
Efficacia della Psicoterapia
Una psicoterapia richiede un investimento di tempo, di denaro e di energie notevoli.
Spesso, la si affronta vincendo pregiudizi e resistenze, convinti che sia il modo più efficace per affrontare determinati problemi di natura psicologica. Di fronte a medici di base spesso
impreparati e alla carenza di informazioni, spesso, nella ricerca di uno psicoterapeuta, si finisce per ricorrere all'elenco telefonico, a nomi pubblicizzati in qualche sito internet, o ci si
affida al consiglio di qualche amico. Ma, può capitare di apprendere che esistono più di 200 tipi di psicoterapie diverse e che solo di una piccola parte di esse è stata valutata in modo rigoroso
l'efficacia.
Questo, come affermano Morosini e Michielin (1): "...induce a dubitare delle affermazioni degli psicoterapeuti sulla efficacia della loro forma particolare di psicoterapia."
Oppure, ancora, può succedere di leggere,
nell'interessante articolo di E. Sanavio(2)
: "La psicoterapia ha un
grado di efficacia non elevato, ma collocabile tra le pratiche mediche correntemente in uso e considerate comunemente efficaci."; "Questa può provocare anche effetti di deterioramento:
peggioramento dei sintomi esistenti o comparsa di ulteriori problemi, ritardo nell'applicazione di trattamenti alternativi più efficaci."; "La psicoterapia può essere utile, inutile o dannosa a
secondo che si tratti di un tipo di psicoterapia o di un'altra, di una patologia o un'altra, di un paziente con determinate caratteristiche o un altro.".
Allora, alla luce di questi dati, si pone con
forza la necessità di fare scelte più consapevoli e oculate, basate su informazioni chiare e obbiettive. Purtroppo però, l'informazione per i non addetti ai lavori è scarsa, lacunosa sotto
diversi profili e di non facile reperibilità. Il concetto di efficacia è controverso e non univocamente determinato,anche se, riflettere sul problema in modo più rigoroso è sicuramente un passo
avanti. Infatti, in passato il quesito non si poneva neanche, oppure la validità di una psicoterapia era solo "teorica" o fondata sull'esame di singoli casi clinici.
Alcuni autori ritengono che una psicoterapia sia efficace quando comporta: -Estinzione dei disturbi presentati all'inizio della cura e il non ripresentarsi di questi nel tempo; -Miglioramenti di competenze sociali, soddisfazione sessuale e relazionale, capacità di performance professionali o interpersonali. Altri, invece, affermano che questo non sia sufficente: è necessario che sia la terapia specifica artefice dei miglioramenti descritti. Occorre dunque che il risultato non sia imputabile al decorso spontaneo dei sintomi (remissione spontanea); occorre escludere miglioramenti dovuti alla semplice instaurarazione di una relazione profonda di dialogo, sostegno e accoglimento; bisogna anche poter escludere un probabile effetto placebo, fondato sulla mera convinzione, di paziente e terapeuta, della validità del lavoro che si svolge. Questa analisi è molto difficoltosa.
Nella psicoterapia, infatti, entrano in gioco
la personalità di paziente e terapeuta e le variabili sono talmente tante da essere difficilmente controllabili. Ogni persona è unica e, dunque, esiste sicuramente qualcosa di
imponderabile nella determinazione dell'efficacia della stessa. Gli studi sulle psicoterapie validate empiricamente, poi, lasciano indeterminato il concetto di efficacia perchè, o lo riferiscono a una
superiorità statisticamente significativa rispetto a placebo o a trattamenti farmacologici e psicologici non meglio identificati, oppure, addirittura, lo collegano a una equivalenza rispetto a
psicoterapie...considerate comunemente efficaci.
Infine, occorre rilevare che, in molte ricerche si parla di efficacia solo in termini di miglioramento e non di vera e propria guarigione. Giorgio Nardone(3),riporta i risultati di varie ricerche sulla efficacia di
alcuni tipi di psicoterapia.
I dati hanno, purtroppo, una utilità pratica un po' limitata. Manca, infatti, l'indicazione dell'efficacia, individuata per i singoli disturbi. Inoltre, le percentuali sono eterogenee e non realmente confrontabili, in quanto provengono da molteplici ricerche, realizzate con metodologie diverse, talvolta riferentesi anche a un concetto di efficacia non corretto. Negli ultimi anni, è stata avvertita l'esigenza di sottoporre a rigoroso riscontro sperimentale l'efficacia delle psicoterapie, nell'ambito di un più vasto movimento chiamato "salute mentale basata sulle evidenze". Sono stati realizzati parecchi studi, tra i quali, soprattutto, quelli promossi, a partire dagli anni '90, dall'American Psychological Association (l'associazione che riunisce la gran parte degli psicologi americani). Anche se nuove ricerche si aggiungono ogni anno, le psicoterapie valutate sperimentalmente non sono ancora molte.
Dunque, occorre non farsi trarre in inganno: i risultati non indicano i soli trattamenti efficaci per i disturbi specifici, ma solo quelli efficaci tra i pochi sottoposti a sperimentazione. Bisogna anche rilevare, in tale contesto, la mancanza di chiarezza nella definizione del concetto stesso di efficacia, come si faceva notare più sopra. Limitando il nostro sguardo ai risultati di più sicuro rigore, nelle ricerche citate il dato più significativo e univoco è la provata efficacia della psicoterapia cognitivo comportamentale per alcuni dei principali problemi psicologici, come i disturbi da attacchi di panico (con o senza agorafobia), l'ansia, la depressione, la bulimia e la fobia sociale. Inoltre, la terapia basata sull'esposizione risulta efficace per l'agorafobia, per le fobie, per il disturbo ossessivo-compulsivo, per la fobia sociale e per il panico, mentre il rilassamento applicato risulta valido per il trattamento del disturbo d'ansia. Quanto su esposto non permette certo di avere un quadro esauriente della tematica trattata, ma aiuta almeno a farsi qualche idea. Sapere è potere e, nel campo del disagio psicologico, non si può far finta di ignorare che, spesso, manca da parte degli operatori del settore, un serio interesse ad una informazione di carattere divulgativo, chiara, oggettiva e di stampo non promozionale.
Tratti da
(1) P.L. MOROSINI , P. MICHIELIN - Efficacia delle psicoterapie su sito: Salute mentale
(2)-EZIO SANAVIO- La porta della psicoterapia - su Psicologia Contemporanea SET.- OTT.
2002 n. 173- Giunti
(3)-GIORGIO NARDONE- Manuale di sopravvivenza per psico-pazienti - Ponte alle Grazie
Riferimenti aggiuntivi
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CHAMBLESS -"Criteri per giudicare una psicoterapia " e " Esempi di trattamenti validati empiricamente". sul sito: PSYCOMEDIA
R.J. DE RUBEIS & P. CRITS-CRISTOPH - "Trattamenti validati empiricamente ..." sul sito:PSYCOMEDIA
La Psicoterapia funziona
NEWS |
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26/12/2008 - PSICOLOGIA |
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(Tratto da La stampa -Rubriche-Scienze) |
Una serie di indagini internazionali lo conferma: non ci sono solo le remissioni spontanee e i farmaci.
ANNA OLIVERIO FERRARIS *
E' utile ricorrere allo psicoterapeuta o allo psicoanalista? Oppure è preferibile, quando si è ansiosi, insicuri, depressi o preda di un'ossessione rivolgersi ai farmaci? Siamo certi che le psicoterapie curino oppure la remissione, quando c'è, è legata al passare del tempo e quindi è spontanea? E ancora: come orientarsi nella grande varietà di scuole e di approcci terapeutici presenti sul mercato? Esistono metodi più efficaci di altri?
Metodo di indagine
A queste domande risponde un interessante articolo pubblicato su «Psicologia Contemporanea», la rivista «storica» degli psicologi italiani. L'autore, Mauro Fornaro, spiega come a partire dalla fine degli Anni Sessanta siano nate - anche sotto la spinta dalle compagnie assicurative e dai servizi sanitari nazionali che nelle psicoterapie investono il loro denaro - delle associazioni internazionali, con sezioni in vari Paesi occidentali, tra i quali anche l'Italia. Compito istituzionale di queste associazioni è quello di occuparsi della ricerca in psicoterapia, promuovendo studi in grado di seguire l'iter terapeutico dall'inizio alla fine.
Il metodo di indagine utilizzato in questo genere di studi è tanto complesso quanto rigoroso ed ora possiamo disporre di risposte piuttosto interessanti e anche un po' sorprendenti. Un primo risultato, unanime, è che le psicoterapie vantano una percentuale di sicuri successi al di sopra delle remissioni spontanee. Per ogni patologia considerata, infatti, gli effetti sono decisamente superiori ai gruppi di controllo, o almeno pari o superiori alle cure con psicofarmaci, di cui comunque rendono più duraturi gli effetti. Il 60-80% dei casi trattati presentano importanti miglioramenti.
Se si utilizza poi la risonanza magnetica e altre tecniche di esplorazione del cervello, si trova una concomitanza tra successo della psicoterapia e rilevanti variazioni nel funzionamento delle aree cerebrali interessate. Inutile dire che questo risultato fornisce una sostanziale boccata d'ossigeno a tutti coloro che si dedicano alla psicoterapia, la cui efficacia era stata messa in dubbio dalle ricerche pionieristiche condotte negli Anni Cinquanta dallo psicologo Hans Eysenck.
Risultato intrigante
Il secondo risultato è invece più intrigante e sorprendente. Confrontando i risultati provenienti da ricerche eseguite su percorsi terapeutici condotti con approcci e tecniche differenti (psicodinamico-psicoanalitico, cognitivo-comportamentale, umanistico-esistenziale, sistemico-relazionale ecc.), è emerso che non c'è evidenza che un tipo di approccio sia superiore ad un altro. Su questo punto secondo i ricercatori varrebbe il verdetto di Dodo (un personaggio di Alice nel paese delle meraviglie): «Tutti hanno vinto e ciascuno merita un premio».
Ma se le tecniche di scuola non sono determinanti ai fini del successo terapeutico, quali sono allora i fattori che maggiormente contribuiscono al successo terapeutico? Più che i fattori specifici, ossia il metodo e le tecniche di trattamento, che inciderebbero per non più dell'8%, l'effetto curativo dipenderebbe in gran parte dai fattori aspecifici. Tali fattori consistono principalmente nella persona del terapeuta: la sua esperienza, il tuo talento, le sue doti umane di ascolto e di disponibilità e, inoltre, nella qualità del rapporto che si instaura tra lui e il paziente. Un fattore centrale risulterebbe essere la cosiddetta «alleanza terapeutica», ossia un mix fatto di fiducia del paziente nei confronti del terapeuta, disponibilità empatica di quest'ultimo e, soprattutto, la sensazione e l'impegno, da parte di entrambi, di lavorare insieme per un obiettivo comune.
Legame profondo
Pur non trattandosi di amicizia, quello che unisce il paziente al terapeuta è un legame profondo che consente al paziente di esprimersi liberamente senza sentirsi giudicato oppure criticato. Questi sente di essere coinvolto in una relazione stabile, sicura, onesta, non coercitiva e «nutriente», al cui interno può esprimersi spontaneamente senza doverne subire le conseguenze. In questo clima egli incomincia a porsi domande su ciò che non sa ancora di se stesso, il che alimenta il suo interesse e il suo impegno e lo porta ad iniziare a pensare in modo diverso, uscendo dagli schemi abituali.
* UNIVERSITA' LA SAPIENZA - ROMA
Tipi di Psicoterapie efficaci nel Trattamento del Disturbo Bipolare
Riassumendo
Educazione e psicoterapia sono molto importanti. La farmacoterapia ha un ruolo essenziale nella fase acuta del disturbo bipolare, ma per la fase di 'stabilizzazione' numerosi studi clinici confermano l'utilità di una psicoeducazione focalizzata sul disturbo stesso. Questa ha una grande efficacia sul mondo nel quale si pensa e si gestisce la propria vita; si tratta di una terapia focalizzata sul presente e sul futuro e non sul passato, come avviene nella psicoanalisi classica.
Ci sono evidenze supportate da studi clinici ( Archives of General Psychiatry *) che i seguenti tipi di psicoterapia (interventi di educazione psicosociale) sono efficaci nel migliorare i sintomi depressivi e nel prevenire le ricadute:
- Psicoterapia cognitivo-comportamentale focalizzata sulla educazione riguardo al disturbo, all'adesione alle terapie farmacologiche, al cambiamento dei pensieri negativi e alle convinzioni maladattative che possono condurre alla depressione, alla soluzione dei problemi e al raggiungimento di obiettivi.
- Psicoterapia focalizzata sulla famiglia il cui focus principale è l'educazione dei familiari riguardo al disturbo e il miglioramento della comunicazione e della capacità di affrontare e risolvere i problemi entro la famiglia.
- Psicoterapia interpersonale focalizzata al miglioramento delle relazioni e delle abilità di interagire con altre persone e a ridurre la tensione che un disturbo dell'umore può provocare nelle relazioni. Buoni risultati ha ottenuto la cosiddetta psicoterapia dei ritmi sociali, che punta a ristabilire e lo psichiatra stesso o un altro terapista,medico o psicologo che lavora insieme allo psichiatra.
Ed è di queste che ci occuperemo più in dettaglio nelle successive pagine
*Miklowitz DJ, Otto MW, Frank E, Reilly-Harrington NA, Wisniewski SR, Kogan JN, Nierenberg AA, Calabrese JR, Marangell LB, Gyulai L, Araga M, Gonzalez JM, Shirley ER, Thase ME, Sachs GS. "Psychosocial treatments for bipolar depression: a 1-year randomized trial from the systematic treatment enhancement program" -Arch Gen Psychiatry. 2007;64:419-426.
11 Ottobre 2009